Draghi di stagno

La sera trascina stracci di nubi su un mondo bagnato. Pioverà. Pioverà a breve. Ancora.

Il sentiero che mena al bosco è fango. Terra e acqua, come l’offerta a un re conquistatore.

Da una cavità in alto, sul tronco di un albero, il pulcino di un picchio rosso maggiore chiama freneticamente la mamma.

Le tenebre calano in fretta sui Mareschi di Sant’Antonino.

Una sfinge del pero, grossa come un pipistrello, volteggia nell’aria scura che annuncia tempesta e in breve sparisce nel crepuscolo della canopia di ontano nero.

Tra gli alberi, i canali al tramonto si fanno vivi. Una volta ci facevano il ghiaccio, e lo vendevano a Torino. Ora paiono delle Everglades a misura d’uomo. Nell’acqua torbida, ricoperta di vegetazione, ci si aspetterebbe quasi di incrociare il brontolio di un alligatore, di sentire i suoi occhi, illuminati dalla torcia, dritti nell’anima.

Ma non ci sono alligatori, qui. Ben altre predazioni vanno in scena stanotte. Scorpioni d’acqua e ditischi pattugliano la zona a caccia di girini.

D’un tratto, dal cuore di tenebra del bosco, una risata sgraziata. La rana verde canta con voce roca tra le canne dello stagno.

Mi avvicino.

Non la vedo. Le canne si muovono, l’acqua si agita, ma lei rimane nascosta.

I ragni tessono trappole sericee sopra l’acqua.

Ma non è per loro che sono venuto. Non questa volta, almeno. Perché lì, nel ventre dello stagno, adagiati sul fondale e quasi invisibili tra i detriti, piccoli draghi si contendono le zone migliori. Chi l’ha poi detto che i draghi fossero rettili? O che avessero le ali? A guardarli bene, questi piccoli anfibi fan quasi pensare a riscrivere i miti. E San Giorgio da eroe diverrebbe un insensibile ragazzaccio se volesse uccidere questi, di draghi.

Triturus carnifex, il tritone crestato, ha il ventre di fuoco ed è raro in Valsusa. Qui sopravvive, assieme a Lissotriton vulgaris, il tritone punteggiato. Qui prospera, in questo angolo di bosco bagnato, in questo santuario umido dove anche la rana Martina, l’unica raganella della zona, canta, solitaria, su un albero la sua serenata.

 

Σ.

[Se questo articolo ti è piaciuto, lascia un like alla pagina Facebook di MyNemeton per rimanere aggiornato sui prossimi. Grazie 🙂 ]