HEPATICA

Aprile, nel parco dell’Orsiera, ha un’aria sottile e arcana. Nel vento risuona il canto degli uccelli, araldi di una primavera che tarda a schiudersi nelle gemme degli alberi. Ma se la canopia tende ancora al cielo rami spogli e grigi, nella lettiera del bosco, tra l’erba che comincia appena a rinverdire dall’ustione dell’inverno e le foglie secche che han dormito sotto la neve, spuntano piccole macchie viola. Le corolle delle epatiche ballano nella brezza come minute ballerine assetate della luce vellutata del sottobosco.

Sono corolle esili e solitarie, composte da 6-9 tepali blu-violacei (e più raramente bianchi), sorrette da uno stelo peloso e quasi appoggiate su tre piccole foglie cauline pubescenti – un finto calice che sembra porgere ai bombi di passaggio il fiore, coronato da una miriade di candide antere[1].

Hepatica nobilis Mill., da hepar, il fegato, per via della forma e del colore delle sue foglie trilobate.

E proprio questo suo legame col fegato ha fatto sì che, per secoli, nonostante la sua tossicità, venisse adoperata per curare patologie legate a quest’organo.

Era l’alba del XVII secolo in Germania, quando un ciabattino di nome Jakob Böhme ebbe una visione destinata a passare nella storia. I segni di Dio sono nella creazione. La forma delle cose è indice del loro impiego, del loro senso e della loro funzione. Il pensiero di Dio si fa tangibile nel mondo concreto e la fisicità delle cose acquista una nuova valenza te(le)ologica. Ma la Chiesa luterana non tollerava misticismi non autorizzati, e tacciò il calzolaio di eresia. Le sue idee, però, perdurarono e raccolsero seguaci, fino a trovare l’interesse degli erboristi, che videro nella corrispondenza forma-funzione la giustificazione divina (che ben presto s’ammantò di astrologia) del funzionamento dei principi attivi delle piante. Ne nacque la teoria delle segnature, e piante come l’epatica, grazie alla loro forma, divennero cure mandate da Dio[2].

Σ.

[1] http://www.actaplantarum.org/floraitaliae/viewtopic.php?t=2137

[2] David George Haskell, The Forest Unseen. A Year’s Watch in Nature, Viking, New York 2012 (trad. it  La foresta nascosta: Un anno trascorso a osservare la natura, Einaudi, Torino 2014).