Il Forest garden: un bosco commestibile

ph: Sushobhan Badhai

Il metodo migliore per coltivare alberi in un sistema che sia il più naturale possibile è forse quello di creare un bosco commestibile (chiamato in inglese food forest o forest garden).

Proviamo a progettare un ecosistema boschivo con piante che possano aiutarsi a vicenda e fornire
a noi un prodotto. Si tratterà, ovviamente di una policoltura: otterremo, cioè, prodotti diversi (frutta,
funghi, tuberi, legname,…) lungo tutto il corso dell’anno.

Per cominciare, osserviamo un bosco naturale, e cerchiamo di replicarne lo schema. In un bosco
non ci sono soltanto alberi, né solo alberi dovranno esserci nel nostro forest garden. Occorre lavorare su più livelli, un po’ come quando si usa un programma di computer grafica, dove l’immagine finale è data dalla sovrapposizione di diversi strati indipendenti eppure complementari.

– Il primo livello, quello più scontato, è costituito dagli alberi ad alto fusto. Qui sarà possibile collocare
grandi alberi da frutto (per la raccolta ci serviremo di un raccoglifrutta montato su un bastone), alberi
come noci e castagni, che lasciano cadere a terra la parte commestibile, e alberi azotofissatori, come la robinia e l’ontano, dei quali la parte che ci interessa è l’apparato radicale (le chiome possono svilupparsi tranquillamente in altezza, tanto non abbiamo necessità di doverle raggiungere).

– Il secondo livello si trova poco al di sotto delle chiome del bosco ed è costituito da alberi da frutto
di taglia minore e da varietà nane, più facilmente raggiungibili anche per una raccolta manuale.

– Scendendo, il terzo livello è composto dagli arbusti, tra cui spiccano il grande insieme dei frutti
di bosco e alcuni azotofissatori minori.

– Avvicinandoci ancora al suolo, troviamo il quarto livello: i cespugli e le piante erbacee.

– Quinto livello è la rizosfera, ovvero la porzione di suolo occupata dalle radici delle piante. Questo
livello sarà in grado di fornire raccolti di radici, rizomi e tuberi.

– Sei. Le piante striscianti a copertura del terreno, come il trifoglio, tengono coperto il suolo con una
pacciamatura viva.

– Ultimo, ma non l’ultimo, il settimo livello: quello delle piante rampicanti. viti, kiwi e simili possono
avvinghiarsi al tronco e ai rami degli alberi più grossi, specialmente quelli che non producono
frutti commestibili, ottimizzando così lo spazio.

Illustrazione: Ilaria Genna

I sistemi di piante da utilizzare variano da regione a regione: sperimentiamo e scopriamo cosa funziona meglio nel nostro clima. Altra cosa che varia da zona a zona è la quantità di luce che dovremo far passare e, quindi, la distanza cui andranno collocati gli alberi più grossi. L’aspetto del nostro giardino foresta, quindi, potrà variare da quello di una fitta giungla in climi tropicali a quello di un giovane boschetto in climi più settentrionali. Se il sistema sarà stato ben progettato, sarà in grado di mantenersi da solo con cure davvero minime, ridotte a qualche sporadico intervento per eliminare le erbe spontanee più persistenti e qualche intervento di potatura nel caso si riveli necessario. Se dobbiamo potare, però, facciamo in modo che tutto ciò che asportiamo dalle piante rimanga nel sistema: gettiamo le fronde tagliate a terra sotto gli alberi in maniera tale che fungano da  pacciamatura e che, decomponendosi, possano restituire nutrienti al suolo. A meno che non abbiamo potato un albero perché colpito da una malattia fungina: in questo caso è meglio eliminare le potature onde evitare di espandere il contagio. Se poi siamo anche apicoltori, possiamo aggiungere al nostro ecosistema delle arnie, e, oltre che ottenere miele, favoriremo l’impollinazione degli alberi e, di conseguenza, la produzione di frutti.

Σ.

Adattato dal mio prossimo libro

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