Lau vè

A 1830 metri, oltre le baite e i rifugi di Grange di Valle Stretta, c’è una lacrima verde incastonata fra i larici, i pini uncinati e i ghiaioni di dolomie. L’acqua sgorga dal sottosuolo, alimentata dalle piogge e dallo scioglimento della neve e, ricca di anidride carbonica, costituisce un habitat ideale per le alghe, che donano i loro riflessi smeraldini al lago.

 

La facile passeggiata nel bosco che dalle Grange mena alle sue rive ne fa una meta turistica gettonata in estate, quando si può godere appieno dello spettacolo e il caldo spinge a cercare un po’ di frescura in montagna. Ma è in autunno e in primavera che il lago, a parer mio, dà il meglio di sé. Subito dopo le prime nevicate autunnali o intorno al giorno di Pasqua, quando inizia il disgelo. Quando la morsa del ghiaccio non si è ancora impadronita del tutto del lago oppure quando ormai l’ha abbandonato per far spazio alla primavera. Ecco che allora, contornato dal bianco mantello di neve che si è posato sugli alberi e sui sentieri, che ha coperto i tronchi caduti e i massi, il verde delle acque del lago risalta davvero come un gioiello, una lacrima di smeraldo incastonata da un dio dimenticato.

Σ.

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