“Le rondini di Sparta” volano nel cielo della Val Sangone

(Recensione di Alberto Tessa)

A prima vista, potrebbe sembrare il solito “polpettone” pseudo storico che si abbandona sul comodino dopo averne lette dieci pagine scarse. “Le rondini di Sparta” (Periale Edizioni, 16 euro), opera del torinese Simone Siviero, grecista 28enne, è invece un romanzo che “acchiappa” il lettore sin dal primo capitolo. Il tema trattato si presterebbe assai bene a essere piuttosto “noiosetto”: le guerre greco persiane del V secolo avanti Cristo, quelle, per intenderci, dove compaiono, fra gli altri, pure Leonidare di Sparta, e i suoi 300 uomini, divenuti i leggendari difensori, alle Termopili, della Grecia intera dalla minaccia di Sersere dei Persiani. Il protagonista del romanzo di Siviero, però, non è Leonida, bensì suo nipote Pausania, personaggio certamente esistito ma di cui poco si sa, salvo che fece una brutta fine: lasciato morire di inedia dai suoi stessi concittadini Spartiati. Ed è proprio grazie alla scarsità di notizie certe su Pausania che l’autore costruisce una storia avvincente e ricca di colpi di scena, in cui emerge la modernità di un uomo a cui sta stretto il minuscolo mondo bigotto rappresentato da Sparta e che coltiva il sogno di unificare l’intera Grecia che è già un’unità culturale, linguistica e religiosa, ma che è da sempre divisa in tanti stati quante sono le città (le poleis) che la compongono e che spesso sono in lotta fra loro. L’amore- odio fra Sparta e Atene (più odio, a dire il vero), l’opportunismo di Tebe, l’ottusità di certi comandanti militari, come pure il genio o semplicemente la fortuna di alcuni governanti sono descritti in maniera magistrale da Siviero, il cui punto di forza è di certo la descrizione, vivida e cruda, delle battaglie (vere) a cui Pausania prese parte e che in certi casi guidò, stando alla testa degli Spartiati. L’autore, insomma, fa rimpiangere al lettore di non avere studiato meglio, ai tempi del ginnasio, la storia greca. Chi legge, tuttavia, si autoassolve, ricordando a sé stesso che mai ebbe la fortuna di studiare su testi scolastici particolarmente avvincenti come il romanzo di Siviero, che rappresenta l’ennesimo esperimento ben riuscito della piccola casa editrice valsangonese, la Periale, a cui va riconosciuto il coraggio di avere dato vita a un catalogo molto variegato, composto da generi narrativi spesso molto diversi fra loro.

Da “La Valsusa”, 5 aprile 2018

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