NEBBIA SUL MUSINÈ

nebbia

Oggi non si vedevano le città. Non si vedevano le strade, né le macchine passare. Non si vedevano le case. Inghiottite dalla nebbia, così come la corona delle Alpi innevate – lontana.

Oggi non si vedevano i colori. Il mondo scorreva in bianco e nero sulla cima del Musinè, avvolto da una caligine densa.

“Qui operano le astrali entità” ha scritto qualcuno poco lontano dalla croce di vetta. Più che astrali, oggi parevano ctonie. Ombre deformi nella nebbia, demoni del gelo, ombre pallenti dell’Erebo in una notte diurna.

I suoni giungevano attutiti, ed erano solo il bisbiglio delle querce. Le foglie secche si agitavano nell’aria ferma, come tintinnabuli profetici di un’era passata.

Cadeva qualche raro fiocco di neve.

Oggi la vetta non forava le nubi. Il sole restava un pensiero distante, freddo, anch’esso, come il fiato di un dio del ghiaccio.

Oggi l’Olimpo era l’Averno.

 

Σ.