Salita alla Sacra di San Michele dal Sentiero dei Principi

Era la notte del 25 ottobre 1836 quando un corteo passò sui sentieri che conducono alla Sacra di San Michele. Trasportava 27 salme di nobili Savoia dal duomo di Torino al monastero dell’Arcangelo, dove tuttora dormono il sonno eterno.

In loro onore il sentiero su cui transitarono le loro spoglie mortali fu chiamato Sentiero dei Principi. E, tra tutti i sentieri che si arrampicano sul monte Pirchiriano, è forse il mio preferito.

Gradevole in ogni stagione, in meno di due ore porta dalla frazione Mortera al parcheggio di fronte alla Sacra.

Percorrerlo a maggio, poi, è un trionfo di colori, di fiori.

Cephalanthera
Peonia

Incontro la Caphalanthera, aggraziata orchidea dai fiori bianchi; la peonia, pianta simbolo di nobiltà, con i suoi grandi fiori rosa un poco gualciti dalla pioggia; l’Isatis tinctoria, una brassicacea da sempre usata per ricavarne un colorante blu simile all’indaco, impiegato per le stoffe così come per dipingere il corpo dei guerrieri celtici; e ancora l’asfodelo, candido sollievo per le anime dei morti, secondo i Greci; l’aquilegia, con quel suo fiore così caratteristico, che ricorda gli artigli di un’aquila; e le cascate d’oro del maggiociondolo, che proprio in questa stagione danzano al vento.

Isatis tinctoria
Asfodelo

Così, solo per citarne alcuni.

Salgo nella tarda mattinata, approfittando di una pausa fra i nubifragi. La luce non è il massimo per le fotografie, ma le giovani foglie degli alberi, bagnate, rilucono di un verde che nessuna fotocamera potrebbe immortalare.

Lascio la macchina alla Mortera e mi inoltro fra le case. Il sentiero, dapprima, passa in mezzo al piccolo abitato, poi attraversa un pezzo di bosco per abbracciare, con un tornante, Cascina Pogolotti, al Pian di Fan.

Maggiociondolo
Aquilegia

Mi fermo a far due chiacchiere con Carlo, che coltiva sogni di agricoltura naturale, quindi, con un vasetto di miele a Km 0 nello zaino, riprendo il cammino.

Si sale sulle Emme, i tornanti che portano alla Punta del Farò, dove un tempo, come ricorda il nome, si accendevano i fuochi, quei fuochi apotropaici che illuminavano le estati piemontesi. Da qui, la vista sulla Sacra è eccezionale. Se le nuvole si alzano e scoprono l’orizzonte, il profilo delle Alpi Graie, Rocciamelone in primis, si staglia a contorno dell’edificio.

Una foto qui, per quanto veloce, è d’obbligo.

E poi si riprende a camminare. Un po’ in discesa, di nuovo nel bosco, fino a sbucare, laddove i cinghiali, nella notte, hanno smosso il terreno in cerca di cibo, nel piazzale della Croce Nera. Da lì son dieci minuti su strada asfaltata per arrivare al cospetto dell’Arcangelo e delle tante storie e leggende che rinchiudono quei muri di pietra.

 

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