A SPASSO PER BEAULARD: LA BETULLA

betullaC’è una certa confusione sull’origine del nome di Beaulard. Alcuni, facendo riferimento ai nomi medievali di Belas, Bedularium e Bedarium con cui era chiamato, lo avvicinano all’etnonimo dei Belaci, la popolazione celtica che abitava, attorno al I sec. a.C., la zona di Bardonecchia.[1] Altri pensano a un antico nemeton di betulle, che, nella forma dialettale biula, avrebbe originato il nome del paese.[2]

Non ho i mezzi per stabilire chi abbia ragione, ma resta il fatto che la betulla, presso i Celti, così come per quasi tutte le popolazioni dell’emisfero boreale, era una pianta importante.

Birgit, la betulla, era per i Celti la divinità della rinascita del fuoco e della vegetazione, figlia del dio supremo, Dagda, guaritrice e patrona dei bardi e dei fabbri. Il suo nome deriva dall’antica parola indoeuropea Bhirg, ‘betulla’, e si è trasformato nelle forme attuali di birch in inglese e die Birke in tedesco, con il medesimo significato. A lei era dedicato il primo mese dell’anno solare (24 dicembre – 21 gennaio), e del sole recava la brillantezza[3]. E proprio di brillantezza parla la radice protoindoeuropea da cui Bhirg deriva: *bhereg-, ‘bianco splendente’.[4] Nell’antica Britannia, in onore di Birgit, si teneva un fuoco perennemente acceso. Poi i tempi mutarono, e il cristianesimo riplasmò gli antichi culti. Birgit divenne Santa Brigida di Kildare, in Irlanda, figlia di un capoclan pagano di V secolo. Ma il culto rimase lo stesso e, fino al XVI secolo, le suore del suo monastero continuarono ad alimentare incessantemente il suo fuoco sacro. La festa di Santa Brigida cade il primo febbraio, seguita a ruota dalla sua trasposizione cristiana, la festa della Candelora.[5]

Per gli sciamani della Siberia, invece, la betulla era l’albero cosmico, l’albero per eccellenza, sui rami del quale soggiornavano le anime degli antenati e la cui scalata rituale permetteva di raggiungere il nono cielo per ottenere udienza da Baī-Ulgän, dio dell’atmosfera, della fertilità e protettore degli uomini[6].

Un albero importante, insomma, e non solo perché in rapporto micorrizale con le sue radici cresce l’Amanita muscaria, il fungo velenoso che gli sciamani utilizzavano per raggiungere stati di trance[7]. La betulla presenta, infatti, una notevole varietà di impieghi.

È una pianta pioniera, con una storia fossile vecchia di 65 milioni di anni. Dopo l’ultima grande glaciazione, che aveva avvolto nella morsa dei ghiacci gran parte del Nord America e dell’Eurasia, la betulla, che ben tollera il freddo, fu tra le prime piante a nascere dove il ghiaccio si ritirava, aprendo la strada agli altri alberi che caratterizzano i boschi attuali.[8]

E, come molte piante in grado di curare l’ambiente, anche Betula pendula è una pianta medicinale. Le foglie, infatti, che vengono assunte in tisana, hanno effetti diuretici, mentre la linfa, oltre ad essere diuretica, è un ottimo disintossicante[9]. L’ideale per eliminare le tossine accumulate nei mesi invernali. La sua estrazione, infatti, avviene alla fine dell’inverno, quando le gemme cominciano a gonfiarsi e la linfa grezza torna a circolare nello xilema, pompata verso i rami attraverso il tronco. Scrive infatti il Durante già nel XVII secolo: “Il succo che esce la primavera dal tronco pertugiato ha virtù maravigliosa per rompere le pietre tanto delle reni quanto della vescica, bevendosene lungamente sana la putredine della bocca fa buon fiato e leva le macule della pelle”.[10]

Ma le proprietà della betulla non finiscono qui. La sua corteccia fu a lungo impiegata come carta, e – a quanto pare ben lo sapevano i Celti – come esca per accendere il fuoco, dal momento che contiene sostanze estremamente infiammabili. Se poi tale corteccia viene riscaldata in assenza di ossigeno, si produce una pece nera che fu usata diffusamente per tutta l’età della pietra come adesivo per saldare ai manici di legno le lame litiche. Non a caso la parola bitume deriva proprio dalla radice *betu- che, diffusa nel sud dell’areale celtico, dà in gallico e, conseguentemente, in latino betulla.[11]

Ma forse l’utilizzo più spettacolare della corteccia di betulla è un altro. Bisogna però viaggiare oltreoceano, dal momento che le betulle europee, a causa del clima piuttosto mite, producono una corteccia troppo sottile. Dobbiamo spostarci in Canada, questa volta, per apprendere, dai pochi ancora in grado di insegnarla, l’antica arte indiana della costruzione delle birch-bark canoes, delle canoe fatte con la corteccia di betulla[12]. Le piante che crescono a quelle latitudini (Betula papyrifera), per proteggersi dal gelo, sviluppano una corteccia talmente spessa da poter essere usata, da sola, come rivestimento delle canoe. Lo scheletro è fatto di legno di Thuja plicata, e lo scafo è composto da fogli di corteccia di betulla legati con radici di abete e resina. Letteralmente figlie delle foreste, queste canoe venivano usate dalle popolazioni autoctone e permisero, soprattutto tra il XVIII e il XIX secolo, il fiorire del commercio delle pellicce ad opera dei Voyageurs per conto dei Francesi e degli Inglesi lungo le numerosissime vie fluviali dell’estremo nord del continente Americano.

Σ.

 

[1] Pierangelo Lomagno, Il regno dei Cozii. Una dinastia alpina di 2000 anni fa, Priuli e Verlucca editori, Ivrea 1991, p. 43.

[2] Natalino Bartolomasi, Valsusa antica. Volume I, Editrice Alzani s.a.s., Pinerolo  1975, p. 51.

[3]Jacques Brosse, Mythologies des arbres, Edition Plon, Paris 1989 (trad. it. Mitologia degli alberi. Dal giardino dell’Eden al legno della Croce, Bur saggi, Milano 2015, da cui si cita), pp. 37-38.

[4] http://www.etymonline.com/index.php?term=birch&allowed_in_frame=0

[5] Brosse, op. cit., p. 38.

[6] Brosse, op. cit., pp. 34-37.

[7] Brosse, op. cit., p. 39.

[8] Frances Carey, The Tree. Meaning and Myth, The British Museum Press, London 2012, p. 64.

[9] Ida Salusso, Erbe consentite Erbe proibite. Piante officinali e commestibili. Come riconoscerle, come utilizzarle, Verde Libri, Torino 2014., p. 52.

[10] Ernesto Riva, L’universo delle piante medicinali. Trattato storico, botanico e farmacologico di 400 piante di tutto il mondo, Tassotti Editore, Bassano 2011 (19951), p.52.

[11] http://www.etymonline.com/index.php?term=bitumen&allowed_in_frame=0

[12] Birch-Bark Canoe Builder: William Hafeman Perpetuates a Nearly Lost Art, «Minnesota History» 43, 4, 1972, pp. 142-145.