Originariamente pensavo di dedicare questo scritto a Costantino il Grande. Pensavo di parlare del 312, quando, forte di novantamila fanti e ottomila cavalieri arruolati fra i Germani, i Celti e i Britanni, si presentò sotto le porte di Susa – di quella Segusensium civitatem […] ianuam belli[1] – pronto a dare il via alla sua campagna d’Italia che l’avrebbe portato, di lì a poco, a sconfiggere definitivamente Massenzio, che aveva usurpato il potere in Roma, presso il ponte Milvio.
Volevo parlare di come Susa, che gli oppose resistenza, fosse stata presa di slancio, con un grande incendio che si propagò a partire dalle porte della città.[2]
E volevo parlare della battaglia di Torino, di come le truppe di Costantino, benché inferiori di numero, fossero riuscite ad accerchiare il cuneo dei clibanarii di Massenzio schiacciando quei cavalieri corazzati contro la Porta Segusina, che i Torinesi avevan chiuso dall’interno.[3]
Volevo. Ma nel muover le truppe sulla scacchiera della valle mi si è profilato innanzi un ostacolo che non poteva essere taciuto: il Musinè. E, con esso, il ricordo della visione di Costantino.
È Eusebio di Cesarea a parlarcene, sotto giuramento dello stesso imperatore. Era mezzogiorno – dice – e il sole già volgeva in occaso, quando affermò di aver visto coi suoi stessi occhi l’immagine di una croce circonfusa di luce e sovrapposta al sole. E, sopra di essa, un’iscrizione di questo genere: ἐν τούτῳ νίκα (‘vinci con questo’ – celeberrima nella sua versione latina: in hoc signo vinces).[4]
Che fosse il segno di Cristo o il segno del Sol invictus poco importa qui, ma Eusebio pone l’episodio in Gallia, quando Costantino ancora doveva valicare le Alpi (e la rapida presa di Susa si configurerebbe, così, come il principio della benedizione divina accordatagli), mentre altri vogliono che la visione l’avesse colto prima della battaglia del ponte Milvio. Perché, dunque, parlarne qui? Per via di quella croce di cemento armato alta 15 metri che, nel 1901 fu eretta sulla cima del Musinè.
IN HOC SIGNO VINCES
A PERPETUO RICORDO DELLA
VITTORIA DEL CRISTIANESIMO
CONTRO IL PAGANESIMO
RIPORTATA IN VIRTÙ DELLA
CROCE NELLA VALLE
SOTTOSTANTE IN PRINCIPIO
DEL SECOLO IV
SUA MAESTÀ IL RE
VITTORIO EMANUELE III
MARCH. MEDICI SEN. DEL REGNO
CONT. CARLO E CONT. GIULIA
CAYS DI CASELETTE
Così recita la croce, perché un’altra tradizione vuole che proprio qui, sul Musinè, sia apparso il segno celeste, alla vigilia della battaglia di Torino.
Non mi soffermerò nemmeno a indagare di quale natura potesse essere la visione costantiniana, se si sia trattato di un’epifania, di un meteorite o di una qualche strana congiunzione astrale. Ciò che mi incuriosisce, qui, è notare come, fra tutti i monti della Valle, proprio il Musinè sia stato prescelto come sede di un fenomeno paranormale, ché la scabra montagna alle porte di Torino non è nuova a questo tipo di speculazioni.
Il Musinè ha da sempre attirato su di sé l’attenzione per la manifestazione di fenomeni insoliti.[5] Le bussole imbizzarriscono e le trasmissioni radio subiscono forti interferenze. Strani bagliori azzurri e fluorescenti (fulmini globulari attratti dalla magnetite), le cui prime testimonianze risalirebbero al 966, anno di fondazione della Sacra di San Michele che, dal Pirchiriano, sembra quasi fare la guardia al monte – e c’è chi fa notare che il Musinè si trova proprio lungo la ley line del Drago, la linea energetica controllata dall’Arcangelo. Carri fiammeggianti. Lupi mannari. Spettri. E ovviamente UFO, che addirittura avrebbero un vero e proprio rimessaggio nel ventre della montagna.
Una manna per gli amanti del paranormale. E, nel 1977 (poi rimossa e riposizionata nell’84), comparve sulla cima, poco lontano dalla croce, una lapide in metallo che recita così:
QUI È L’UNA ANTENNA
DEI 7 PUNTI
ELETTRODINAMICI
CHE DAL PROPRIO
NUCLEO
INCANDESCENTE VIVO
LA TERRA TUTTA
RESPIRA EMETTE
VITA.
QUI OPERANO
LE ASTRALI ENTITÀ
CHE FURONO:
HATSHEPTUT
ECHNATON
GESÙ IL CRISTO
MAOMETTO
CONFUCIO
ABRAMO
IL BUDDHA
GANDHI
MARTIN LUTHER KING
FRANCESCO D’ASSISI
E
ANCHE TU
SE VUOI
ALLA FRATELLANZA COSTRUTTIVA
TRA TUTTI I POPOLI
PENSACI INTENSAMENTE
3 MINUTI
PENSIERO È COSTRUZIONE.
Perché non pensare che anche Costantino possa far compagnia a tutti costoro?
Σ.
[1] Nazarius, Panegyricus dictus Constantino imperatori (Romae a. 321 p. Chr.) 17.
[2] Anonymus, Panegyricus dictus Constantino filio Constantii (Treveris a. 313 p. Chr.) 5.
[3] Nazarius, Panegyricus dictus Constantino imperatori (Romae a. 321 p. Chr.) 22.
[4] Eusebio di Cesarea, Vita Constantini 28.
[5] Piero Belletti, Quattro passi in montagna… a due passi da Torino, Pro Natura Torino, Torino 2009, pp. 66-67.